Un ponte sospeso nel nulla.
(Ponte sul Tago “XXV Abril” – Lisbona)
Un ponte sospeso nel nulla.
(Ponte sul Tago “XXV Abril” – Lisbona)
“Cara Federica dirò come soffro
perché ci è dato tanto soffrire,
Marguerite Yourcenar, “Memorie di Adriano”
“Cara Fern, si faccia una vita interiore. Di studio, di affetti, di interessi umani che non siano soltanto di “arrivare”, ma di “essere”, e vedrà che la vita avà un significato. Coraggio e arrivederci”.
Cesare Pavese a Fernanda Pivano, 30 maggio 1943
Tu lo vedi, sorella: io sono stanca,
stanca, logora, scossa,
come il pilastro d’un cancello angusto
al limitare d’un immenso cortile;
come un vecchio pilastro
che per tutta la vita
sia stato diga all’irruente fuga
d’una folla rinchiusa.
Oh, le parole prigioniere
che battono battono
furiosamente
alla porta dell’anima
e la porta dell’anima
che palmo a palmo
spietatamente
si chiude!
Ed ogni giorno il varco si stringe
ed ogni giorno l’assalto è più duro.
E l’ultimo giorno
– io lo so –
l’ultimo giorno
quando un’unica lama di luce
pioverà dall’estremo spiraglio
dentro la tenebra,
allora sarà l’onda mostruosa,
l’urlo tremendo,
l’urlo mortale delle parole non nate
verso l’ultimo sogno di sole.
E poi,
dietro la porta per sempre chiusa,
sarà la notte intera,
la frescura, il silenzio.
E poi,
con le labbra serrate, con gli occhi aperti
sull’arcano cielo dell’ombra,
sarà
– tu lo sai –
la pace.
Antonia Pozzi
Lo spatriato
Lo hanno portato via
dal luogo della sua lingua.
Lo hanno scaricato male
in terra straniera.
Ora, non sa più dove sia
la sua tribù. È perduto.
Chiede. Brancola. Urla.
Peggio che se fosse muto.
Qui forse potrei vivere
potrei forse anche scrivere
potrei perfino dire
qui è gentile morire …
Qui forse potrei scrivere:
potrei forse anche vivere
Quando trovava qualcosa,
Non esaminava né odorava:
Ingoiava con voracità.
L’animale non era un cane,
Non era un gatto,
Non era un topo.
L’animale, Dio mio, era un uomo.
“E tutti quei momenti andranno perduti, come lacrime nella pioggia … E’ tempo di morire.”
Blade runner, Ridley Scott
“Sto per morire. E’ da molto tempo che giochiamo a nascondino. Ci ho messo un bel po’ per addomesticarla. La morte non è niente. Quel che conta è il velo blu che sale dall’orizzonte e arriva lentamente fino a coprirti i piedi, poi le gambe, poi il petto. Lì si ferma, per lasciarti il tempo di vederlo e dire addio a ciò che ti circonda. Poi con la stessa lentezza e con lo stesso garbo sale a coprire il viso.”
Tahar Ben Jelloun, “Lo specchio delle falene”